Iscrizione alla UBA: matricola!

Nel post precedente ho descritto i documenti necessari per iscriversi all’Università di Buenos Aires (UBA), ma non avevo ancora legalizzato gli studi superiori fatti in Italia e quindi non avevo concluso l’iscrizione. Ora che sono matricola a tutti gli effetti, ecco i passaggi mancanti.

Legalizzazione degli studi superiori italiani: dopo avere preso l’appuntamento presso il Ministero dell’istruzione, bisogna presentarsi in calle Montevideo 950 con i seguenti documenti:

  1. Stampa della mail ricevuta alla conferma della prenotazione dell’appuntamento.
  2. Originale e fotocopia del passaporto (includere sempre la fotocopia con il timbro di ingresso nel paese, a volte serve, a volte no, meglio averla).
  3. Originale e fotocopia del diploma di conoscenza della lingua spagnola.
  4. Originali e fotocopie del diploma di maturità e delle pagelle dei 5 anni di superiori, legalizzati e apostillati in Italia e tradotti da un traduttore pubblico argentino e legalizzati presso il Colegio de Traductores.

Ti fanno sedere in una sala d’attesa e su un monitor appare il tuo nome, ti presenti allo sportello indicato, consegni tutta la documentazione, la controllano e te la restituiscono. Ti rimandano in sala d’attesa e ti chiamano nuovamente, a un altro sportello, per la consegna delle sole fotocopie, gli originali ti restano. Ti fanno compilare un modulo con i tuoi dati e ti dicono che arriverà una mail con le istruzioni per scaricare la legalizzazione. Tempo totale: meno di mezz’ora. Io non ho quasi fatto in tempo a uscire dal Ministero che mi era arrivata la mail, nella quale devi fare clic su un link per confermare la ricezione e trovi allegato un file PDF con le istruzioni per scaricare la legalizzazione. Dopo 3 giorni lavorativi dalla richiesta al Ministero, segui le istruzioni nel PDF, scarichi la legalizzazione et voila! Ovviamente deve essere stampata.

ATTENZIONE! Se per qualunque motivo non puoi presentarti all’appuntamento al Ministero dell’Educazione, devi disdire attraverso il sito Web. Se non disdici e non ti presenti, non ti permettono di prendere un altro appuntamento per tre mesi, quindi occhio!

Completamento dell’iscrizione alla UBA: gli studenti stranieri che si iscrivono alla UBA devono presentarsi in calle Ramos Mejia 841, secondo piano e presentare:

  1. Quaderno di iscrizione compilato in ogni sua parte (vedi post precedente).
  2. Tutta la documentazione presentata per la legalizzazione degli studi effettuati all’estero (trattengono una fotocopia).
  3. Originale e fotocopia del certificato di legalizzazione degli studi.
  4. Originale e fotocopia del passaporto.
  5. Talón de control: passati 15 giorni dalla richiesta di iscrizione (io non l’avevo completata perché mi mancava la legalizzazione degli studi) bisogna andare sul sito www.cbc.ub.ar, cercare il link Formulario de Registro estadístico para inscriptos 2017 e compilare il formulario, quindi stamparlo e consegnarlo. Meglio stampare due copie, a me ne hanno chiesta una sola, ma ad altri studenti hanno chiesto una seconda copia, non so perché. Nel talón sono anche indicate le date in cui bisogna presentarsi per completare l’iscrizione.

A questo punto, non mi resta che aspettare il 1 aprile per sapere quale sede tra le due scelte mi è stata assegnata.

Iscrizione all’Università di Buenos Aires (UBA): istruzioni per l’uso

Lo stato Argentino pone alcune condizioni all’ottenimento della residenza per gli stranieri non Mercosur (ovvero non latinoamericani): avere una rendita all’estero, avere un contratto di lavoro subordinato o essere studenti universitari. Io ho scelto la terza strada. Per chi fosse interessato, di seguito i passi da fare per iscriversi:

A. Da fare in Italia:

  1. Recuperare il diploma di maturità e le pagelle di tutti gli anni delle scuole superiori (presso l’istituto dove si è conseguito il diploma).
  2. Legalizzare il diploma e le pagelle presso l’Ufficio Scolastico Provinciale (cercare su Google “ufficio scolastico provinciale” nomeprovincia) della provincia in cui si trova l’istituto dove si è conseguito il diploma.
  3. Legalizzare tutto il malloppo presso la Prefettura. A Milano si può prenotare l’appuntamento solo via Internet, in caso di urgenza bisogna prenotare ugualmente via Internet, quindi inviare una mail indicando i motivi dell’urgenza (io per esempio ho mandato una copia del biglietto aereo con partenza in data prima dell’appuntamento). Porti i documenti un giorno e li ritiri con l’Apostille il giorno successivo (o due giorni dopo).

Tutte queste operazioni sono gratuite, bisogna solo armarsi di pazienza.

B. Da fare in Argentina o in Italia:

  1. Sostenere un esame di spagnolo riconosciuto dal ministero dell’istruzione argentino. Io ho sostenuto il CELU (Certificado de Español, Lengua y Uso). L’esame si può sostenere in Argentina o all’estero, in Italia ci sono quattro sedi d’esame (Milano, Roma, Napoli e Palermo). Il costo è di 500 pesos (30 euro) in Argentina e 80 euro in Europa. Nel 2016 ci sono state solo 6 date per l’esame, di cui solo 2 in Europa. Prenotare l’esame per tempo. Nel giro di un paio di settimane escono i risultati su Internet, nel giro di un paio di mesi si può ritirare il diploma. In caso di necessità rilasciano un certificato in attesa del diploma.

C. Da fare in Argentina:

  1. Far tradurre tutti i documenti da un traduttore pubblico. Si può contattare direttamente un traduttore dal sito del Colegio de Traductores; la ricerca si può fare per lingua e per quartiere. Io ho scritto a tutti i traduttori del quartiere in cui vivo e poi ho scelto in base al prezzo e ai tempi. Il prezzo consigliato sul sito è di 540 pesos argentini (equivalenti a 32,5 euro al cambio di oggi). Qui l’inflazione galoppa e i prezzi cambiano continuamente, consultare il listino sul sito del collegio dei traduttori. La traduttrice che mi ha fatto il lavoro mi ha fatto pagare 500 pesos (30 euro) per documento.
  2. Legalizzare le traduzioni presso il Colegio de Traductores, in avenida Corrientes 1834. Il costo, oggi, è di 200 pesos (12 euro) per documento se si portano i documenti un giorno e si ritirano il giorno dopo, 220 pesos (13,24 euro) per avere la legalizzazione in giornata, 246 pesos (14,8 euro) se si paga con carta di credito.
  3. Legalizzare i propri studi presso il Ministero dell’Istruzione argentino. Questa è la parte più complicata, perché bisogna prenotare via Internet e gli appuntamenti si esauriscono in un lampo. Il ministero apre le prenotazioni il primo giorno feriale del mese, bisogna alzarsi presto la mattina e cercare di prendere l’appuntamento, altrimenti si salta al mese dopo. Io sono riuscita a prenotare il 1 di novembre (che qui non è festivo) e ho appuntamento per il 6 dicembre, quindi occhio ai tempi. Bisogna portare: passaporto, originale e fotocopia semplice di diploma e pagelle, con relative legalizzazioni, traduzioni e apostille, originale e fotocopia semplice del diploma di spagnolo. La procedura è gratuita. Se non si riesce a ottenere l’appuntamento, ci sono uffici privati che si occupano di fare i documenti per voi (e hanno sempre appuntamenti), ma il costo è di 1.600 pesos (96 euro) senza i costi delle fotocopie e del notaio per fare la delega che, a quanto ho sentito, possono essere molto vari, visto che ognuno applica più o meno la tariffa che gli pare.
  4. Iscriversi alla UBA. Anche se non si è ancora in possesso della documentazione legalizzata, si può fare una preiscrizione, nella sede di Ramos Mejia 841. Qui per 20 pesos (1,2 euro) si compra un quaderno di iscrizione con le istruzioni e due fogli identici da compilare. Bisogna scegliere la facoltà e la sede in cui frequentare il CBC (Ciclo Básico Común), un anno di orientamento obbligatorio prima di iniziare la facoltà vera e propria. Al primo piano c’è un ufficio per aiutare gli stranieri a compilare il modulo, ho trovato una ragazza molto carina e disponibile che, per esempio, ha cercato il codice postale di casa mia (che non ricordo mai a memoria) e mi ha aiutato a scegliere la sede dove frequentare il primo anno. Occhio: presentarsi allo sportello con i moduli compilati in ogni parte, una foto tessera (4×4 cm), fotocopia del passaporto, compresa la pagina con il timbro di ingresso nel paese e fotocopia in formato A4 del diploma o legalizzazione del ministero dell’istruzione argentino, per ogni cosa che manca ti rimandano indietro a completarla e devi rifare la fila (io sono stata rimbalzata 4 volte…). Se non si presentano i documenti legalizzati, bisogna poi portarli alla conferma dell’iscrizione. Sul sito del CBC si trovano tutte le istruzioni, le date e la sede di iscrizione e i documenti da presentare.

Il Parco della Memoria

Rio de la Plata

Rio de la Plata

Se vuoi vivere in un Paese, devi conoscere la cultura, ma soprattutto la storia recente, per capire dove ti trovi e la gente che ti circonda. Per questo abbiamo deciso di andare a visitare il Parco della Memoria (http://parquedelamemoria.org.ar/), definito come “Monumento alle vittime del terrorismo di stato”.

Parco della Memoria

Parco della Memoria – Foto presa in prestito dal sito ufficiale del Parco

Cito dal sito ufficiale del Parco della Memoria: “Il Monumento alle Vittime del Terrorismo di Stato è stato progettato come un taglio, una ferita aperta in una collina erbosa spogliata di qualsiasi altro elemento. L’intervento paesaggistico e il tracciato ricreano, da una parte, lo sforzo necessario per la costruzione di una società più giusta e, dall’altra, la ferita causata dalla violenza esercitata dallo Stato. La scelta del luogo conserva inoltre un profondo significato in armonia con ciò che si cerca di ricordare.”

Pensare è un fatto rivoluzionario

Pensare è un fatto rivoluzionario

Appena entri, il Parco ti trasmette sensazioni. È un luogo enorme, 14 ettari, imponente, che sembra chiedere a chi entra rispetto e riflessione. Ti viene da parlare quasi sottovoce, da camminare con attenzione a dove metti i piedi, da stare in silenzio davanti ai monumenti e alle installazioni artistico-culturali. Per noi non rappresenta memoria individuale, fortunatamente non abbiamo vissuto quei terribili anni che sono toccati all’America Latina tutta, ma sì rappresenta memoria collettiva. Perché se stai in un posto, diventi parte della memoria collettiva di quel posto.

Per rubare altre parole al sito ufficiale del Parco: “Questo luogo della memoria non pretende di chiudere ferite né di sostituire la verità e la giustizia, ma di costituire un luogo di ricordo, tributo, testimonianza e riflessione. Il suo obiettivo è che le generazioni presenti e future che lo visitano prendano coscienza dell’orrore commesso dallo Stato e della necessità di vigilare affinché non si ripetano MAI PIÙ fatti simili.”

Percorso della Memoria - Dal sito ufficiale del Parco

Percorso della Memoria – Dal sito ufficiale del Parco

All’interno del Parco si trova un percorso, realizzato con cartelli simili ai cartelli stradali, che raccontano la storia del terrorismo di Stato di quegli anni con date, nomi, luoghi, spiegazioni. Per me è stato utilissimo per mettere insieme e ordinare i vari “pezzi” di informazioni raccolti nel tempo parlando con gli amici, ricordati dalle cronache che arrivavano in Italia in quegli anni, letti qua e là.

Qui vivono genocidi - Nomi e indirizzi

Qui vivono genocidi – Nomi e indirizzi

E alla fine del percorso, una mappa di Buenos Aires e provincia, con nomi, cognomi e indirizzi attuali dei genocidi dell’epoca e gli indirizzi dei centri clandestini di detenzione, dove tenevano prigionieri i cittadini arrestati, prima di farli sparire.

Stele dei desaparecidos

Stele dei desaparecidos

Nel Parco sono presenti quattro enormi muri, denominati stele, con i nomi dei desaparecidos durante il Terrorismo di Stato. Si stima che siano stati circa 30.000, un numero enorme, ma vederli lì, tutti allineati, con nome, cognome ed età al momento della sparizione è una botta davvero forte. Le stele non sono complete, perché man mano che si celebrano i processi e si raccolgono informazioni, vengono aggiunti altri nomi di persone scomparse durante quell’epoca.

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All’interno del Parco si trova la sala PAyS (Presentes, Ahora y Siempre – Presenti, adesso e sempre) dove vengono allestite mostre, si tengono seminari, conferenze, laboratori, interviste a personalità nell’ambito culturale e altre attività. Nella sala si trovano inoltre il Centro di Documentazione, l’Archivio Digitale e le aree di lavoro del Parco.

Quando siamo andati noi c’era la mostra “Operazione Fallimento e il suono recuperato”, un’installazione audiovisiva realizzata da un’artista, figlia di desaparecidos, a cui hanno tolto i genitori quando aveva quattro anni. Insieme alla sorella, è stata allevata da una zia e nella mostra si poteva ascoltare la voce dell’artista che leggeva le lettere di sua madre mandate dalla prigionia, prima di essere fatta sparire.

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E siccome l’Argentina è un posto surreale, fuori dalla sala delle mostre si teneva un seminario di tango, a cui naturalmente abbiamo partecipato.

Interessante il taglio dato al seminario: ricostruire la memoria individuale e collettiva, in un luogo tanto suggestivo, collegandola al tango, che fa parte della cultura di Buenos Aires e quindi della memoria.

All’inizio della giornata trascorsa al Parco mi sono sentita un’intrusa che andava a curiosare nelle ferite aperte di un popolo, come quelli che si fermano a guardare il sangue dopo un incidente stradale. Mi sembrava di violare qualcosa di sacro. Con che diritto sono qui? A me non sono scomparsi né fratelli né genitori né amici. Quando succedeva tutto questo io ero dall’altra parte del pianeta, a vivere tranquillamente la mia vita…

Dopo un po’, se ti avvicini in punta di piedi, cercando di sapere e di capire, cominci a sentire che anche tu fai parte di tutto questo. Semplicemente perché sei un essere umano, perché puoi provare empatia per chi ci è passato, perché nella tua memoria più “vicina” ci sono le stragi del nazismo, i racconti dei partigiani, le poesie di Bertold Brecht, la quantità enorme di film e documentari e libri e articoli che hai visto e hai letto sugli orrori di esseri umani verso altri esseri umani.

E allora sì, anche tu puoi fare parte di quella memoria collettiva. La memoria umana.

 

Turista fai da te? Ahi ahi ahi…

Check-in British Airways, Malpensa, 7 ottobre 2015

– Buongiorno, quanto vi fermate in Argentina?

– 8 mesi

– Avete un visto?

– No, per andare in Argentina non serve il visto

– Ma non potete fermarvi più di 90 giorni, vedo che avete il ritorno per giugno, non posso farvi partire.

– Ma noi andiamo a fare un giro in America Latina…

– Avete un volo o un hotel prenotato in un altro paese?

– No… quando saremo là decideremo come spostarci, magari noleggiamo un auto, forse prendiamo un autobus o una nave, non sappiamo ancora…

– (Testuali parole) Turista fai da te? Ahi ahi ahi. Mi dispiace, senza la dimostrazione che uscirete dal paese entro 90 giorni non potete partire.

– Se compro un biglietto adesso?

– Se mi fa vedere la prenotazione, non ci sono problemi.

Cellulare e carta di credito alla mano, compro un viaggio per l’Uruguay in nave per il 5 gennaio. Lo mostro al simpatico steward.

– Bene signori, ecco le vostre carte di imbarco. Buon viaggio!

Informazione utile: solo se si passa dal Brasile, British Airways concede due bagagli in stiva da 23 kg.

Supera il livello!

Da Milano ci siamo spediti un pacco contenente cataloghi di materiali per decorazioni e alcuni libri, per non pagare il sovrappeso in aereo. Pacco di quasi 14 kg, inviato con Poste Italiane: circa 60 euro. Tempo: una decina di giorni.

A Buenos Aires ci arriva una cartolina, che ci dice di andare a ritirare il pacco alla posta centrale internazionale, a Retiro. Prendiamo il nostro bus, arriviamo tipo alle 13.30 e troviamo questo:

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Questo è il paese delle code, lo sapevamo. Ci mettiamo in fila e nell’attesa si scambiano sempre quattro chiacchiere con i compagni di sventura. Scopriamo che i libri, le opere d’arte, i medicinali e i generi di urgenza non pagano le tasse doganali. Buono a sapersi. Ce la caviamo in una mezz’oretta, entriamo e all’ingresso c’è uno “sportello” (un tavolo), dove una signora controlla che la cartolina sia debitamente compilata (nome, numero di invio, firma in stampatello e in corsivo) e che chi ritira il pacco sia effettivamente il destinatario (altrimenti delega, documento ecc.), appone 4-5 tra timbri e sigle sulla cartolina e ci dice che dobbiamo pagare la tassa doganale: 40 pesos (3,76 euro).

Livello 1 superato.

Ci mettiamo in coda per pagare i nostri bravi 40 pesos:

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La coda attraversa tutto l’edificio e finisce fuori… Tempo: circa un’ora. Paghiamo e ci rilasciano un talloncino per il ritiro.

Livello 2 superato.

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A questo punto ti siedi in sala d’attesa e aspetti che sullo schermo compaia il tuo numero di spedizione. Un’altra mezz’oretta.

Livello 3 superato.

Ci chiamano, scendiamo alla dogana, ci recuperano il pacco, lo aprono per controllare il contenuto (aprono tutti i pacchi), ci dicono che per questa volta passi, ma i cataloghi non si possono spedire così, serve un invio speciale fatto da un professionista. Vabbè. Ci richiudono il pacco e ce lo consegnano. Tutto questo iter lo deve seguire chiunque riceva oggetti dall’estero, compreso chi compra qualcosa via Internet (ma per questo si devono pagare anche le tasse di importazione).

Livello 4 superato.

11 dicembre: giornata nazionale del tango

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L’11 dicembre era il compleanno di Carlos Gardel e di Julio de Caro e in Argentina è la giornata nazionale del tango.

Nel passillo Gardel, quartiere Abasto, ci sono le statue dedicate ai grandi del tango e l’11 dicembre c’è stato un evento per presentare la statua dedicata ad Alberto Castillo, grande cantante di tango, che il 7 dicembre avrebbe compiuto 100 anni.

All’evento erano presenti il nipote di Castillo, musicista, che ha suonato dal vivo e gli ultimi due simboli viventi del tango: Alberto Podestà e Juan Carlos Godoy, rispettivamente 90 e 92 anni, che naturalmente hanno cantato.

Pochi turisti, tanti argentini, tanti artisti invitati che hanno suonato e cantato, grande emozione. La gente cantava insieme agli artisti, alcune signore avevano i lucciconi. Cose che vale la pena di vivere. E naturalmente, foto con i miti.

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Cicloturismo

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Visite guidate ai parchi e monumenti della città o ai parchi e musei della città, sabato, domenica e giorni festivi. Tutto in bici, costo: 88 pesos (8,26 euro al cambio ufficiale), durata: 2 ore. Visite in spagnolo, portoghese e inglese. Prenotazioni via mail turismoendosruedas@buenosaires.gob.ar. Bisogna essere maggiorenni e presentare un documento di identità. Le bici sono sponsorizzate: il nome dello sponsor scritto a mano sulla “targa”…

La città di Buenos Aires ha una rete di piste ciclabili di oltre 130 km e offre anche un servizio di noleggio GRATUITO delle bici (casco incluso, se lo richiedi). Puoi tenere la bici per un’ora, prorogabile dietro richiesta in uno dei punti di noleggio. Se restituisci la bici danneggiata o in ritardo, ti sospendono il servizio per una settimana la prima volta, un mese la seconda e per sempre la terza.